Ciao a tutti!
Rieccoci per fare due chiacchiere sul mondo che è posto sulla nostra testa.
Domani 22 settembre alle 20:21 (ora estiva) è l’Equinozio d’Autunno!
Ovviamente, non stiamo parlando di nobili quadrupedi che convolano a nozze all’inizio dell’autunno, ma del fatto che domani inizia ufficialmente l’autunno.
Il Sole attraverserà uno dei due punti nella sfera celeste in cui l’eclittica e l’equatore celeste si intersecano.
Infatti per un osservatore posto esattamente all’equatore, il Sole apparirà perfettamente sulla sua testa, allo zenit, e la durata del giorno sarà esattamente pari alla durata della notte: 12 ore esatte.
Invece un osservatore posto esattamente al polo nord lo vedrebbe tagliato esattamente in due dall’orizzonte per tutta la giornata.
Sempre oggi il terminatore, la zona crepuscolare, cioè la linea immaginaria che divide la zona d’ombra della Terra da quella illuminata, collega esattamente i due poli terrestri e appare perfettamente verticale.
Man mano, fino a marzo, questa linea andrà inclinandosi sempre più in modo da regalare luce e calore solare all’emisfero meridionale (australe) a scapito del nostro emisfero settentrionale (boreale): per noi, infatti, inizia la “brutta stagione”, il susseguirsi di autunno ed inverno, mentre per l’emisfero australe comincia quella “bella”.
Su youtube potete trovare un video che in pochi secondi vi mostra come varia questo terminatore nel corso dell’anno.
Le immagini sono state registrate dal satellite Meteosat in orbita intorno alla Terra. Partendo dall’equinozio d’autunno del settembre 2010 con la zona crepuscolare che appare verticale e, poi, mano a mano che la Terra orbita intorno al Sole, il terminatore si inclina, facendo sì che il nostro emisfero boreale rimanga meno esposto alla luce solare: è il nostro inverno! Poi si arriva all’equinozio di primavera del marzo 2011 ed il terminatore si inclina dal lato opposto e, questa volta, si determina l’inverno nell’emisfero australe e l’estate in quello boreale. Poi si ritorna all’equinozio d’autunno. Un ciclo, questo, che si ripete ogni anno determinando il susseguirsi ciclico delle stagioni terrestri.
Questo timelaps, come detto, è dovuto agli occhi del satellite Meteosat che hanno fotografato la Terra ogni giorno, dalla stessa posizione. E’ lungo solo una manciata di secondi, ma la registrazione è durata un anno intero, su di un percorso di 940 milioni di chilometri!
Potete vederlo al link:
http://www.youtube.com/watch?v=LUW51lvIFjg&feature=player_embedded
Quindi dal latino “equinoctis” oppure “aequa nox” possiamo dire che domani 22 settembre il giorno sarà uguale alla notte.
Bene, ma ora mi direte: “Ma gli equinozi non capitano il 21 di marzo o di settembre? A scuola non ci hanno insegnato che l’inizio della primavera capita a San Benedetto (una rondine sotto il tetto) cioè il 21 marzo?”
Non avete tutti i torti….
Perché, allora, ne stiamo parlando oggi con un po’ di ritardo?
Nessun errore, non Vi preoccupate…
L’equinozio è proprio domani, 22 settembre! Tutta colpa del calendario gregoriano attualmente in uso. Un calendario che è il migliore possibile (attualmente), ma è un sistema imperfetto perché non corrisponde esattamente all’anno siderale, cioè il periodo orbitale della Terra intorno al Sole, che è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Questo è il tempo che impiega il Sole a ritornare nella stessa posizione rispetto alle stelle della sfera celeste. L’anno siderale è di 20 minuti e 24,6 secondi più lungo dell’anno tropico o solare a causa del moto di precessione dell’asse terrestre.
Il calendario gregoriano considera, invece, l’anno tropico o solare di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. In pratica abbiamo circa un quarto di giorno in meno rispetto a quello che impiega la Terra per effettuare la propria rivoluzione (il proprio giro) intorno al Sole. Pertanto ogni anno l’equinozio cade 6 ore più tardi fin quando non si arriva, ogni 4 anni, all’anno bisestile, che, aggiungendo un giorno in più a febbraio riesce a riportare indietro l’orologio della sincronizzazione tra anno siderale e calendario gregoriano.
Questo ritardo accumulato ogni anno fa sì che il momento degli equinozi (anche quello di primavera) siano in un orario e in un giorno diverso rispetto al precedente
A dir la verità rimangono un’altra ventina di minuti che si recuperano con altri piccoli aggiustamenti e c’è anche la variabile della precessione degli equinozi, ma, per ora, basta parlare del calendario, tanto, l’abbiamo già fatto in occasione di Santa Lucia….
L’equinozio d’autunno visto che è subordinato ai ritmi della natura, quando l’estate volge al termine con l’autunno che incalza, da tempo immemore è legato a tradizioni e miti arcaici. E’ un passaggio climatico e stagionale ricco di fascino che ha sempre esercitato una forte suggestione su tutti gli Uomini. C’è un comune denominatore in questa festività: il ringraziamento alla Terra per i suoi doni alla fine della mietitura con l’attesa del freddo inverno.
Ad Atene si celebravano le grandi Tesmophorie, in onore di Demetra, dea del grano. Ma anche i Celti lo ricordavano. Avevano chiamato l’equinozio autunnale col nome di Mabon, giovane dio della vegetazione e dei raccolti, figlio di Modron, la Dea Madre. Fu rapito tre notti dopo la sua nascita e imprigionato per lunghi anni fino a quando fu liberato da Re Artù e compagni. Il suo rapimento per i Celti corrisponde al rapimento greco di Persefone: simbolo dei frutti della terra immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati per dare la vita agli uomini. I Druidi chiamavano questa ricorrenza Alban Elued, ossia “Luce dell’acqua“.
Giusto per curiosità ricordiamo che l’equinozio di settembre scandiva anche il primo giorno dell’anno nel Calendario repubblicano francese, in vigore dal 1793 al 1805.
E veniamo, finalmente, alla Musica, l’armonia delle Stelle…
Equinozio d’Autunno…. Malinconia per la fine dell’estate e l’arrivo della stagione fredda…
Quale canzone potevo dedicarVi meglio di “Malinconico autunno” di Vincenzo De Crescenzo (quello di Luna Rossa, per intenderci…) e Furio Rendine scritta nel 1957?
“Malinconico autunno” è una canzone che meriterebbe un’attenzione superiore a quella ottenuta. A penalizzarla sono state, soprattutto, certe valutazioni critiche che l’hanno considerata troppo languida e sdolcinata.
Racconta l’attesa struggente di un innamorato deluso che identifica la propria malinconia con l’autunno.
La melodia ha un’impostazione molto classica.
Vinse anche il Festival di Napoli del 1957 grazie all’interpretazione di Marisa Del Frate e raggiunse, poi, anche il primo posto della hit parade. Tra le interpretazioni più recenti, sono da segnalare quella di Eddy Napoli e quella di Peppe Servillo con i Solis String Quartet. Memorabili anche le versioni di Fausto Cigliano e Irene Fargo.
L’anno successivo sarà anche il tema conduttore del melodrammatico film omonimo diretto da Raffaello Matarazzo che fu l’ultimo dove il regista diresse la famosa coppia filmica Yvonne Sanson-Amedeo Nazzari. Ebbe la prima proiezione pubblica in Italia il 7 agosto 1958 e venne proiettato in Spagna col titolo “El Cafè del Puerto”, a partire dal 2 marzo 1959.
L’incasso fu di sole 189.000.000 di lire dell’epoca, molto deludente se paragonato agli introiti dei precedenti melodrammi sentimentali di Matarazzo interpretati dalla coppia Nazzari-Sanson, segno che il filone strappalacrime si andava ormai esaurendo.
TESTO DI MALINCONICO AUTUNNO
Erano verde,
erano verde ‘e ffronne.
E mo, só’ comm’ ‘e suonne perdute,
e mo, sóngo ricorde ‘ngiallute.
Dint’a chest’aria ‘e lacreme
‘e stó’ guardanno.
Cu ‘o viento se ne vanno
pe’ nun turná maje cchiù.
Malinconico autunno,
staje facenno cadé
tutt’ ‘e ffronne d’ ‘o munno
sulamente pe’ me.
Chi mm’ha lassato pe’ nun turná,
chisà a che penza, chisà che fa.
Ammore mio,
nun só’ stat’io,
si’ stata tu.
Pecché? Pecché?
Malinconico autunno,
staje chiagnenno cu me.
Tutt’ ‘e ffronne d’ ‘o munno
staje facenno cadé.
Dint’a ‘sta villa,
ll’aspetto fin’â sera,
vicino a ‘sta ringhiera, penzanno
a ‘e ccose ca diceva giuranno.
Mme pare ancora ‘e sèntere:
“Si’ ‘a vita mia.
‘Sta vita che sarría
s’io nun tenesse a te?”
Malinconico autunno,
staje facenno cadé
tutt’ ‘e ffronne d’ ‘o munno
sulamente pe’ me.
Chi mm’ha lassato pe’ nun turná,
chisà a che penza, chisà che fa.
Ammore mio,
nun só’ stat’io,
si’ stata tu.
Pecché? Pecché?
Malinconico autunno,
staje chiagnenno cu me.
Tutt’ ‘e ffronne d’ ‘o munno
staje facenno cadé.
Chi mm’ha lassato pe’ nun turná,
chisà a che penza, chisà che fa.
Ammore mio,
nun só’ stat’io,
si’ stata tu.
Pecché? Pecché?
Malinconico autunno,
a chest’ora addó’ sta?
E veniamo finlmente all’ascolto!
La raffinata voce di Roberto Murolo:
https://www.youtube.com/watch?v=senIZPyewgw
Il Reuccio, Claudio Villa:
https://www.youtube.com/watch?v=VXat1S515Ck
La storica voce di Sergio Bruni:
https://www.youtube.com/watch?v=hmslTGqU57s
La solita fine voce di Giacomo Rondinella:
https://www.youtube.com/watch?v=gjzpRByj-08
Eddy Napoli, al secolo Eduardo de Crescenzo, figlio dell’autore del testo, Vincenzo (e che, poi, è il cugino dell’omonimo Eduardo De Crescenzo, quello di “Ancora” una delle più belle canzoni d’amore del secolo scorso:
https://www.youtube.com/watch?v=vuoKt-FrWqg
Marisa del Frate, la vincitrice del Festival di Napoli 1957:
https://www.youtube.com/watch?v=35YQb508XZo
Peppe Servillo e i Solis String Quartet:
https://www.youtube.com/watch?v=UhwkSl853io
Non c’è bisogno di essere napoletani per cantarla bene: Irene Fargo:
https://www.youtube.com/watch?v=NaAAsD7OITM
Un’altra voce fine, Fausto Cigliano:
https://www.youtube.com/watch?v=K6pGF3kRJr8
Per quasta sera basta!
Vi ho tediato anche troppo!
Alla prossima!
E “Guardate sempre in alto!”
Raffaele D’Arco
(Lello per Voi Amici!)
dottore@raffaeledarco.it
Castellammare di Stabia (NA) ITALY