La Luna e noi

La Luna e noi

La Luna e noi

 

“Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità!”

 

50 anni fa Neil Armstrong sbarcava sulla Luna pronunciando questa storica frase!

Lo sbarco dell’Uomo sulla Luna è stato un momento epocale ed è stato vissuto dall’umanità intera incollata davanti ai televisori e, tuttora, rimane l’evento televisivo più seguito della storia. La TV (rigorosamente in bianco e nero) era entrata nella nostre case solo da 15 anni (1954) e con questo evento iniziò l’epoca della comunicazione istantanea di massa, con un successo mondiale senza precedenti.

Lo sbarco di Neil Armstrong ed Edwin “Buzz” Aldrin sulla Luna (Michael Collins rimase solitariamente in orbita lunare) fu trasmesso in diretta televisiva con seicento milioni di televisori accesi su quelle immagini e questo in un epoca in cui gli apparecchi televisivi erano ancora diffusi soltanto nei paesi sviluppati, fondamentalmente Nord America ed Europa. Solo in Italia furono 20 milioni gli schermi sintonizzati sulla Rai.

Le vendite di televisori aumentarono esponenzialmente in quei giorni e i consumi elettrici di quella notte arrivarono a valori mai visti.

Gli uffici e le fabbriche modificarono i propri orari per agevolare il rientro a casa del lavoratori.

Quella notte, non si verificarono né furti e né rapine: i centralini delle forze dell’ordine rimasero praticamente muti.

I bar e i negozi ottennero il permesso di tenere gli schermi accesi anche oltre i normali orari di apertura anche con allestimenti all’aperto e si riempirono di pubblico. Nelle carceri furono portati altri seicento televisori per permettere anche ai carcerati di assistere a questo evento mondiale.

 Tutti rimasero incollati alla TV!

In quei giorni di luglio del 1969 in Italia, come oggi, si muore dal gran caldo. Le temperature toccano i 37 gradi. Si cercano le fontane delle città per un po’ di refrigerio e le strade che portano al mare sono prese d’assalto. Nella capitale i cinema proiettano diverse prime visioni di film che poi diventeranno dei classici: all’Adriano c’è il giapponese “Odissea sulla Terra”, al Capitol si proietta “Il bell’Antonio”, al Due Allori “Per un pugno di dollari” e al Copernico il più leggero “Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo”. Ma quella sera i grandi divi americani e italiani non hanno chances e il secondo spettacolo va deserto.

La Luna entra in tutte le case degli italiani.

“E’ una notte diversa da ogni altra notte del mondo” come, poi, la definì il Poeta Ungaretti!

La notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 fu la Terra a girare intorno alla luna!

La Luna si trovava a 388.650 chilometri dalla Terra. Furono Tito Stagno e Ruggero Orlando a commentare le immagini sgranate provenienti dalla Luna. «Ha toccato: l’uomo è sbarcato sulla Luna» pronunciò Tito Stagno alle 21.18, il momento dell’allunaggio. È rimasto leggendario il battibecco fra Tito Stagno che annunciava l’allunaggio come avvenuto e Ruggero Orlando che dal centro di Houston, giustamente, insisteva che mancavano ancora una decina di metri al contatto con la superficie lunare. Andrea Barbato ed un giovane Piero Angela ai suoi primi passi facevano da contorno.

Lo sbarco sulla Luna durò in totale 21 ore e 31 minuti di cui 2 ore e 31 minuti di passeggiata lunare.

 Fu una notte storica e interminabile, io c’ero!

Tutto il mondo voleva assistere a una delle più grandi conquiste dell’Umanità. L’Uomo non era più prigioniero del proprio Pianeta, era riuscito a scavalcare un confine invisibile, ma invalicabile, almeno fino ad allora! E per la prima volta l’Uomo toccava il suolo di qualcosa che non fosse la sua Terra. Era riuscito a conquistarsi un pezzo di spazio.

In quella calda notte estiva per la prima volta apparve la strana emozione di guardare la Luna in televisione e pure fuori dalla finestra con un primo quarto di colore giallino a galleggiare sui tetti delle case. E tutti col fiato sospeso…

Una navicella con tre esseri umani dopo un viaggio di 400 mila chilometri stava girando intorno alla Luna per la tredicesima volta e due di quegli uomini stavano  preparandosi a scendere verso la superficie! Cose da non crederci (tant’è vero che molti continuano a non crederci).

Si guardava la Luna fuori dalla finestra, bassa verso ovest, e sembrava quasi di vedere Armstrong che scendeva dalla scaletta.

Era l’inizio di una nuova epoca.

Eravamo giovani e la Storia ci veniva incontro correndo!

Eravamo in piena Guerra Fredda, con un mondo diviso in due blocchi. Nel 1957 la Russia aveva lanciato lo Sputnik, il primo satellite artificiale e dopo poco aveva inviato il primo Uomo nello spazio, Yuri Gagarin. Sembrava naturale il prossimo passo verso la Luna! Ma l’America accettò la sfida e riuscì a vincerla nonostante lo svantaggio.

Abbiamo deciso di andare sulla Luna. Abbiamo deciso di andare sulla Luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardue”.

Con queste parole, il 12 settembre 1962, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy impegnò l’America. Era un salto verso l’ignoto! Raggiungere la Luna finora era stato possibile solo nei sogni o nei racconti di fantascienza. Da poco l’Uomo aveva conquistato la sua prima orbita terrestre e già pensava di raggiungere e atterrare su un altro corpo celeste! E, poi, c’era il grosso problema che chiunque avesse posato il primo piede sulla Luna, sarebbe, poi, dovuto tornare a casa, sulla Terra e sano e salvo…

Ma la tecnologia c’era e fu sviluppata apposta… Oddio… Tecnologia…

I computer, i primi computer, ebbero un ruolo fondamentale nella programmazione della missione e di tutto il programma Apollo.

A pensarci oggi verrebbe da ridere! L’Apollo Guidance Computer (AGC) già dopo pochi anni era obsoleto. Un PC IBM 8088 del 1981 (uno dei primi Personal Computer, io l’avevo…) aveva un memoria otto volte maggiore… Infatti aveva ben 16 kByte di memoria disponibile contro i soli 2 kByte dell’AGC (oggi le memorie si  calcolano addirittura in Giga e Terabyte). I calcoli da Terra erano affidati all’IBM System/360 Model 75s, che era grande come un’automobile con l’esorbitante costo di ben tre milioni e mezzo di dollari. Oggi, un iPhone Xs è circa 200 milioni di volte più veloce…

Comunque lo sforzo ingegneristico e tecnologico compiuto all’epoca è stato pazzesco. Il genio e l’impegno di migliaia di persone in un decennio sono riusciti a trasformare una fantasia in realtà.

E di tecnologia ne avevamo in abbondanza, tanto che ne abbiamo lasciata parecchia sulla Luna, complice il fatto di dover essere più leggeri al momento della ripartenza.

Quasi a testimoniare una delle inguaribili caratteristiche dell’Essere Umano, quella di produrre rifiuti, ma con l’attenuante che all’epoca non c’erano ancora i cassonetti per la raccolta differenziata… nemmeno sulla Luna!

A perenne ricordo furono lasciati, tra le altre cose, una bandiera degli Stati Uniti, la telecamera che ci permise seguire le varie fasi dell’attività esterna degli Astronauti, e due costosissime macchine fotografiche Hasselblad e Kodak (le foto erano eccezionali), un po’ di bombole di ossigeno, le famose soprascarpe dalla caratteristica impronta, attrezzature per il prelievo dei campioni di roccia come pinze, palette, martello, etc.

 

Ma non solo la tecnologia andava avanti, ma anche la coscienza civile. Non dimentichiamoci il 68 e la ventata di aria fresca che ha portato….. Ricordiamoci che erano ancora da venire tutte le conquiste sui diritti umani e civili.

Mentre l’Uomo se ne andava a spasso nello spazio, in Italia era ancora vietato abortire e divorziare mentre l’assunzione di pillole anticoncezionali era ancora considerato un reato contro la stirpe!

 

Praticamente, mentre l’uomo saliva in alto nei cieli, quaggiù sulla Terra eravamo indietro anni luce. 

Tra le altre cose lasciate sulla Luna, l’equipaggio dell’Apollo 11 lasciò, ancorata alle zampe del modulo lunare (il famoso LEM) una targa di acciaio inossidabile per commemorare lo sbarco. Firmata dagli Astronauti e dal Presidente statunitense pro-tempore Richard Nixon, raffigura i due emisferi del pianeta Terra e un’altra frase storica:

 

 “Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, Luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, per tutta l’umanità.

Il giorno di Luglio non fu scritto in anticipo, vista la possibilità di spostamenti di data…

Ma quello che in pochi sanno è che oltre al discorso vittorioso per la buona riuscita della missione, come intuibile, fu preparato anche un discorso ed un protocollo qualora il modulo lunare non si staccasse più dalla Luna. I rischi della missione erano altissimi e la NASA ne era pienamente consapevole, per cui fu già preparato un discorso di riserva qualora i due Astronauti scesi sulla Luna non fossero riusciti a ritornare e Collins fosse dovuto rientrare a terra da solo.

In event of moon disasterè rimasto coperto dal segreto di Stato per più di 30 anni, ma ora è disponibile. Riportiamolo per dovere di cronaca:

«Il Fato ha voluto che gli uomini che sono andati sulla luna per esplorare in pace, restino sulla luna per riposare in pace. Questi uomini coraggiosi, Neil Armstrong e Edwin Aldrin, sanno che non c’è nessuna speranza per il loro recupero. Ma sanno anche che c’è la speranza dell’umanità nel loro sacrificio. Questi due uomini stanno dando le loro vite per il raggiungimento dell’obiettivo più nobile dell’umanità: la ricerca della verità e della conoscenza. Saranno compianti dalle loro famiglie; saranno compianti dalla loro nazione; saranno compianti dalla gente di tutto il mondo; saranno compianti dalla Madre Terra che ha osato mandare due dei suoi figli verso l’ignoto. Durante la loro esplorazione hanno portato la gente di tutto il mondo a sentirsi una cosa sola; nel loro sacrificio hanno consolidato la fratellanza tra gli uomini. Nell’antichità gli uomini guardavano alle stelle e vedevano i loro eroi nelle costellazioni. Nei tempi moderni facciamo lo stesso, ma i nostri eroi sono uomini epici in carne ed ossa. Altri seguiranno, e sicuramente riusciranno a tornare a casa. La ricerca dell’uomo non sarà negata. Ma questi uomini sono stati i primi, e rimarranno i più importanti nei nostri cuori. Ogni essere umano che guarderà alla luna nelle notti che verranno saprà che c’è un angolino di un altro mondo che resterà per sempre dell’umanità.»

Il protocollo prevedeva che prima del discorso il Presidente avrebbe dovuto telefonare a ciascuna delle future vedove e nel momento in cui fossero cessate le comunicazioni con gli Astronauti un Sacerdote avrebbe dovuto adottare la stessa procedura usata per le sepolture in mare, affidando le loro anime alla “più profonda delle profondità concludendo con il Padre Nostro.

Il discorso originale, scritto a macchina, è disponibile presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti d’America.

Torniamo a cose più allegre… Sapete chi decidesse i nomi delle navette spaziali? Prima dell’Apollo 11 erano gli Astronauti a scegliere i nomi dei veicoli sotto il loro comando. Per esempio, l’equipaggio dell’Apollo 10 battezzò il modulo di comando “Charlie Brown” e il modulo lunare “Snoopy“, ma, vista l’importanza mediatica di quest’ultima missione, fu suggerito all’equipaggio dell’Apollo 11 di scegliere dei nomi un po’ più patriottici. Pertanto il modulo lunare fu chiamato “Eagle” (Aquila), uno dei simboli degli Stati Uniti mentre il modulo di comando fu chiamato “Columbia”.

Qui ci sono varie versioni: potrebbe essere un riferimento a “Columbiad“, il famoso, gigantesco cannone con il quale Jules Verne nel 1865 nel racconto “Dalla Terra alla Luna” lanciò una capsula spaziale (proprio dalla Florida, manco a farlo apposta) verso il nostro satellite. Comunque, nel 1976, Collins scrisse che Columbia fosse un riferimento a Cristoforo Colombo.

A me piace maggiormente l’ipotesi Verne (da ragazzo ho letteralmente divorato i suoi libri). L’Isola Misteriosa, romanzo meno noto, mi fu regalato per la mia prima Comunione e l’avrò letto decine di volte. Era affascinante ed istruttivo capire come si potesse coniugare tecnologia ed esperienza nella sopravvivenza in un’isola deserta che, poi, tanto deserta non era, visto che ospitava il Capitano Nemo con il suo Nautilus

Però l’altra ipotesi, quella di Cristoforo Colombo, mi inorgoglisce maggiormente facendomi pensare che un po’ d’Italia potesse aver preso parte allo sbarco sulla Luna. Ed è vero!

Tra i protagonisti di quest’avventura troviamo parecchi figli della nostra terra.

C’era Rocco Petrone (1926-2006), un ingegnere di origini italiane che per le sue importanti competenze in campo missilistico è stato il direttore dell’intero Programma Apollo.

E Italiano era anche Pasquale Sconzo (1908-1994). Nato a Palermo lavorò sui computer di volo della NASA. Grande matematico, con le sue equazioni istruì i computer di controllo della navicella ed ha permesso lo sbarco sulla Luna e il successivo rientro sulla Terra.

Ma Italiano, anche se solo per motivi di nascita, è pure l’astronauta Michael Collins. Figlio di un generale dell’esercito statunitense, casualmente è nato a Roma nel 1930, vivendo, poi, in giro per il mondo con il Padre.

Per par condicio diciamo pure che anche nel programma lunare russo c’era un po’ d’Italia. Il padre dell’astronautica russa, Sergei Pavlovič Korolëv (1907-1966), ebbe tra i suoi più stimati docenti universitari (tanto da chiamarlo “il mio maestro italiano”) Roberto Oros di Bartini (1897-1974) che collaborò in modo decisivo allo sviluppo dell’industria aerospaziale russa.

A parte che noi Napoletani siamo andati sulla Luna ancor prima, come già Vi ricordai in un’altra occasione, con Ernesto Capocci, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte che nel 1857 con il suo libro “Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna nell’anno di grazia 2057” fece nascere il romanzo scientifico prima ancora di Jules Verne.

E non dimentichiamoci che, sempre come ricorderete, anche Pulcinella nel 1836 vi è andato e ritornato!

Per chiudere, ricorderei la frase di Eugene Cernan, ultimo Uomo ad essere andato sulla Luna con l’Apollo 17 nel 1972:

“Siamo andati a esplorare la Luna, ma abbiamo scoperto la Terra!”

 

E ritorniamo alla nostra Musica, l’armonia delle Stelle.

Stasera è facile….. Stiamo ricordando il volo e l’atterraggio sulla Luna…

Quindi…..

“Fly Me to the Moon

Fly Me to the Moon (in italiano: “Fammi volare fino alla Luna”) è stata scritta nel 1954 da  Bart Howard con il titolo originale “In Other Words ( “in altre parole“). La canzone fu subito rinominata dal pubblico “Fly Me to the Moon” dalla sua prima riga del testo anche se ci sono voluti diversi anni affinché gli ven”isse cambiato ufficialmente il titolo.

Registrata per la prima volta nel 1954 da Kaye Ballard per le pubblicazioni dalla Decca

 Records nel 1956 è stato registrata da Portia Nelson per il suo album, “Let Me love you“. Nello stesso anno Johnny Mathis registrò la sua versione e per la prima volta venne stampato sulla copertina il titolo “Fly me to the moon“.

Felicia Sanders registrò la canzone durante il 1959 e nel 1961 Nat King Cole registrò la canzone per l’album “Nat King Cole Sings/George Shearing Plays con l’etichetta Capitol Records.

Ancora, nel 1962, fu incisa da Joe Harnell una versione strumentale dal titolo “Fly Me to the Moon – Bossa Nova“ che divenne la versione con il maggior successo raggiungendo il 14° posto nella classifica di canzoni pop negli USA.

Finalmente, The Voice, Frank Sinatra registrò la canzone nel 1964 nell’album “It Might as Well Be Swing“ con la collaborazione di Count Basie ed è questa la versione più nota al grande pubblico.

Il successo è stato enorme e dura da più di 65 anni! E’ stata usata anche come sigla di chiusura dell’anime giapponese Neon Genesis Evangelion ed è stata la colonna sonora del film di Oliver Stone Wall Street oltre che di Space Cowboys, diretto da Clint Eastwood.

Una sua versione elettronica è usata nelle sessioni di combattimento del videogioco “Bayonetta

Vi dò direttamente il testo in italiano

Fammi Volare Fino Alla Luna

Fammi volare fino alla luna
Fammi giocare tra le stelle
Fammi vedere che effetto fa saltare
Su Giove e Marte
In altre parole, prendimi la mano
In altre parole, piccola, baciami
Riempi il mio cuore di canzoni fammi cantare

All’infinito,
Tu sei tutto quello a cui bramo
Tutto quello che per me vale e adoro
In altre parole, ti prego di essere sincera
In altre parole, ti amo
Riempi il mio cuore di canzoni
Fammi cantare all’infinito
Tu sei tutto quello a cui bramo
Tutto quello che per me vale e adoro
In altre parole, ti prego di essere sincera
In altre parole, in altre parole
In altre parole
Ti amo.

Bellissima canzone romantica e “spaziale”!

Qincy Jone regala i dischi di platino di Fly Me to the Moon al Senatore John Glenn e al Comandante dell’Apollo 11 Neil Armstrong.

 

E veniamo all’ascolto:

Non si poteva far a meno di cominciare con The Voice:

Nat King Cole, sempre raffinato:

Jane Morgan:

Ella Fitzgerald:

Ending Evangelion:

Diana Krall:

 Oscar Peterson:

 Julie London:

 Ma anche Lady Gaga:

 Non poteva mancare Mina:

 Ed ora basta!

Uscite ed andate a guardare la Luna!

E “Guardate sempre in alto!

Alla prossima!

Raffaele D’Arco

(Lello per Voi Amici!)

dottore@raffaeledarco.it

Castellammare di Stabia (NA) ITALY

www.raffaeledarco.it

 

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