“Manifestazioni celebrative del 150° anniversario del Club Alpino Italiano”
Domenica 2 Giugno 2013
Ascensione al Gran Cono del Vesuvio, Valle dell’inferno per la strada Matrone, cresta del monte Somma, Cognoli di Levante
Difficoltà: E
Direttori: Enzo Di Gironimo (347 0963667) ed Accompagnatori di Escursionismo sezione CAI di Napoli (Giuliana Alessio, Giuseppe Annunziata, Lucio Polverino, Eugenio Simioli)
Quota massima : Cratere del Vesuvio – settore sud-ovest (1186 m circa)
Dislivello in salita e discesa: 550 m circa (considerando le salite e discese parziali)
Durata: ore 6 circa comprese soste
Distanza lineare totale: 9/10 km circa
Equipaggiamento: scarponi, giacca a vento, abbigliamento a strati da montagna, utili i bastoncini
Appuntamento: raduno al piazzale di quota 1000 alle ore 8:30, partenza escursione ore 9
Cartografia: carta topografica IGM 1:25.000 Foglio 448 sez. III Ercolano; carta escursionistica del Parco Nazionale del Vesuvio 1.20.000 – SELCA ed.
Primo tratto: ascesa al Gran Cono del Vesuvio
Il tratto iniziale del nostro itinerario ci porterà sull’orlo del cratere del Vesuvio, partendo dal botteghino di ingresso al Cratere ha inizio un ampio sentiero che sale con regolarità a tornanti sul tratto finale del Gran Cono, sentiero in lapillo sciolto e detriti sabbiosi, lungo il quale possiamo godere di stupendi panorami sia sui pendii sottostanti del Vesuvio; sia sull’enorme fiume in pietra di colore grigio argenteo per il lichene Stereocaulon Vesuvianum, la tormentata colata del 1944 di cui si intravede la direzione di sbocco a valle su S. Sebastiano al Vesuvio che ne fu distrutta; sia sulle distese di verdi pini della Foresta Demaniale; sia sulle bocche di eruzioni storiche del Vesuvio ed altre morfologie vulcaniche dei fianchi del Gran Cono; sia sulla costa della Piana Campana, tanto densamente urbanizzata.
Terminata la salita e giunti sull’orlo craterico, ci accolgono le Guide Vulcanologiche, a cui compete l’accompagnamento dei visitatori, ed iniziamo a percorrere il tratto in falsopiano del settore sud-ovest dell’orlo stesso, che è consentito al transito dei turisti.
La visuale che si presenta a chi si affaccia sul fondo del Cratere appena giunto sull’orlo è impressionante, in quanto appare come una profonda voragine con vertiginose pareti interne da cui si sono originati i voluminosi materiali di crollo raccolti ora sul fondo, al di sotto dei quali ha inizio la roccia solida (‘tappo’ del Vesuvio) che si estende per qualche km di profondità. Numerose fumarole fuoriescono dalle fratture presenti sulle pareti interne al Cratere, rappresentando caratteristiche manifestazioni dell’attuale periodo di riposo. Concludendo il percorso sull’orlo craterico, si giunge ad una piccola costruzione rossa, detta la Capannuccia delle Guide, a quota 1170, dalla quale per chiudere completamente il circuito craterico potremmo raggiungere la vetta del Vesuvio, a quota 1281, percorrendo un sentierino ripido subito alle spalle della Capannuccia; tale sentiero però per motivi di messa in sicurezza da parte del Parco Nazionale, non è ancora consentito ufficialmente alla massa dei turisti, che spesso salgono al cratere anche totalmente privi di alcuna attrezzatura escursionistica.
Secondo tratto: il sentierino sud-orientale, la Strada Matrone e lo slargo ‘La Marca’
Dalla Capannuccia si prende sulla destra della casetta il panoramico sentiero in lapillo incoerente che aggira a mezza costa il versante sud-orientale del Gran Cono, e che permette di avere un meraviglioso colpo d’occhio sulla Valle dell’Inferno, Valle del Gigante e M. Somma, sentiero delimitato recentemente da una palizzata in legno con corrimano in corda ad opera del Parco Nazionale del Vesuvio; si oltrepassa un ponticello di legno su di un ‘crepaccio’ nel lapillo, recentemente reso insicuro dalla forte erosione dovuta agli agenti atmosferici, e si giunge infine ad un piazzale (posteggio abbandonato) invaso da ceneri e detriti vulcanici, dove si trova una costruzione rossa recentemente ristrutturata (1058 m), ad uso delle Guide Vulcanologiche. Ci innestiamo quindi sul sentiero storico della Strada Matrone, dal fondo cementato e su cui è in atto un’opera di restauro da parte del Parco con lo scopo di riportare a giorno, ove possibile, il vecchio basolato sottostante. Lungo la Strada, nel tratto da noi percorso in questo itinerario, sono ben visibili due bocche laviche dell’eruzione del 1906. Il tratto di Strada che dobbiamo percorrere (circa 2 km) termina dopo circa mezz’ora di cammino e dopo circa 4 tornanti a quota 845 m dove, seguendo il percorso da noi proposto, la abbandoniamo per innestarci alla nostra sinistra sul sentiero della Valle dell’Inferno. Il percorso diventa piacevole, in lieve discesa ed immerso nella fitta vegetazione di ginestre etnee arborescenti ci conduce, dopo circa 60 m di dislivello in discesa ad un largo spiazzo circolare una volta denominato slargo ‘La Marca’ (779 m), dove in passato c’era un Poligono di Tiro. Ci troviamo improvvisamente in un posto dalla visuale magnifica, da cui, sulla sinistra ed in primo piano rispetto a noi, è ben visibile la cupola lavica dell’eruzione del 1937, verso l’alto abbiamo uno scorcio sul Gran Cono del Vesuvio e sulle bocche laviche dell’eruzione del 1906, alla nostra destra sullo sfondo la vista spazia sull’edificio del Somma di cui sono ben visibili i contrafforti della caldera sommitale.
Terzo tratto: parte iniziale della cresta del M. Somma
Attraversato lo slargo, si imbocca il sentiero ben visibile dritto davanti a noi di gradoni in lapillo delimitati da pali in castagno, che sale ripido sulla parte iniziale della cresta del M. Somma, di cui percorreremo un tratto molto panoramico sui paesi del versante orientale del Vesuvio, e che domina dall’alto la parte iniziale della Valle dell’Inferno. Procedendo sulla cresta guadagniamo visuale sul paesaggio circostante, e continuiamo a salire fino ad incontrare uno dei migliori affioramenti di lave a corda del Vesuvio della colata del 1929, incise da un profondo crepaccio. Si tratta di un punto particolarmente suggestivo dove conviene fare una sosta non solo per osservare in dettaglio le interessanti rocce e strutture vulcaniche qui ben esposte, ma anche per fermare lo sguardo sul panorama circostante, sui paesi vesuviani di Terzigno, S. Giuseppe Vesuviano e Ottaviano.
Superato dunque questo punto di sosta, si prosegue sulla cresta e dopo pochi metri, ad un cancelletto in legno da cui il sentierino continua a salire sulla cresta del M. Somma, si piega a sinistra verso la Valle dell’Inferno, con piena immersione nella suggestione del paesaggio vesuviano, e vista sui canaloni, i dicchi e le guglie caratterizzanti le pareti interne della caldera del Somma.
Quarto tratto: discesa al Teatro verso la Valle dell’Inferno e ritorno al piazzale di quota 1000
Proseguendo sul sentiero nel lapillo in breve si giunge sul pavimento della Valle dell’Inferno. Giunti al fondo della Valle siamo in un largo pianoro naturale, denominato sulle antiche carte ‘il Teatro’ (870 m), uno dei luoghi più suggestivi del Vesuvio, circondato da belle pareti laviche e da cui si osservano dicchi quasi verticali, di colore più chiaro della roccia incassante. Inoltre possiamo ammirare nelle pareti laviche un foro naturale di forma ellittica in uno di tali dicchi, che forma un arco naturale. Il pavimento della Valle raccoglie le colate laviche di varie eruzioni vesuviane avvenute fra il 1631 e il 1944. Procedendo nella Valle, si cammina circondati da fitte distese di ginestre, e si osservano pendii sabbiosi ed incoerenti di detriti vulcanici, in parte colonizzati da giovani pini e robinie pseudoacacie, con piccoli cespugli di valeriane rosse e ginestre. Dopo una lunga sosta al Teatro, necessaria per poter ammirare le imponenti rocce e strutture, proseguiamo lungo il sentiero che piega a sinistra; alle nostre spalle ottima visuale sulla cresta del Somma con la sua cima più alta, Punta del Nasone (1131 m) e le sue pareti interne percorse da molti dicchi verticali.
In leggera ma costante salita, il sentiero ci porta, dopo una scaletta evidenziata da pali in legno, su di uno stradello dal quale, prendendo a destra, si risale fino al punto in cui termina la strada asfaltata che sale al Vesuvio, e dove sostano tutte le auto ed i bus turistici, si sale a sinistra sulla strada asfaltata e si giunge al piazzale di quota 1000 m, dove il nostro percorso ad anello si chiude al punto di partenza.
Osservazioni geologico-naturalistiche
Il Vesuvio, il più famoso vulcano al mondo, con la sua elegante forma conica che chiude il Golfo di Napoli costituisce il simbolo della città stessa e della Campania.
Dal punto di vista vulcanologico, il Vesuvio, è in realtà un complesso vulcanico formato dalla sovrapposizione di due diversi edifici, il Monte Somma (1131 m) che rappresenta l’antico edificio ormai sventrato e distrutto dall’attività esplosiva, non più attivo, e di cui rimane oggi solo una caldera sommitale ellittica al cui interno è cresciuto l’attuale Vesuvio, o Gran Cono (1281 m). Il Gran Cono è a sua volta formato dalla sovrapposizione ed alternanza di varie colate laviche relative alle sue diverse eruzioni storiche, nonché di strati di materiali piroclastici dovuti alla sua attività esplosiva. Si dice infatti che il Vesuvio è uno strato-vulcano poligenico ad attività mista, sia effusiva che esplosiva.
Il cratere sommitale del Gran Cono ha forma ellittica con diametro massimo di circa 580 m e profondità di circa 300 m. Il fondo del cratere stesso è ricoperto di detriti crollati dalle sue pareti interne, e al di sotto di essi è stata ritrovata roccia solida, il cosiddetto ‘tappo’ del Vesuvio che infatti è attualmente un vulcano a condotto chiuso.
L’eruzione vesuviana più famosa è stata la pliniana del 79 d.C. che in due giorni distrusse Ercolano, Pompei, Oplonti e Stabia, e modificò profondamente la morfologia del vulcano. Dopo l’eruzione del 79 d.C., l’attività vesuviana è stata caratterizzata da fasi con frequenti eruzioni ad energia variabile, alternate a lunghi periodi di riposo, interrotti da violente eruzioni quali, tra le più importanti, quelle subpliniane del 472 d.C. e del 1631, e, tra le più studiate, la violenta eruzione effusiva del 1906. L’ultima fase di attività del Vesuvio, durata tre secoli, si è conclusa con l’eruzione del marzo 1944, Da allora, il Vesuvio presenta il condotto ostruito, ed è attualmente considerato quiescente dal punto di vista vulcanico, ma in ‘riposo attivo’, per la presenza di sismicità e manifestazioni vulcaniche secondarie, quali emissioni fumaroliche interne al cratere.
A V V E R T E N Z E
a) I tempi di percorrenza sono calcolati in eccesso.
b) I Direttori di escursione si riservano di modificare in tutto o in parte l’itinerario in considerazione delle condizioni meteorologiche.
c) I Direttori per la loro responsabilità si riservano di escludere dalla propria escursione i partecipanti non adeguatamente attrezzati e allenati.
d) I partecipanti sollevano i Direttori e la Sezione da qualsivoglia responsabilità per qualsiasi incidente o inconveniente dovuti alla propria personale imperizia o alla mancata osservanza delle regole dell’andare in montagna
CONDIZIONI FISICHE:
Si richiede buona preparazione fisica e senso di responsabilità a ciascuno dei partecipanti