Domenica 17 Dicembre 2023
Parco Diecimare: Monte Caruso (763m) e Monte Cuculo (815m)
Difficoltà: EE
Direttori di escursione:
Pio GAETA – 335 6339741
Mario VOLLONO – 366 3486278
APPUNTAMENTO con auto proprie alle ore 8:00 al Viale Europa di Castellammare di Stabia (nei pressi Clinica Villa Stabia) oppure direttamente all’uscita del casello autostradale di Cava de Tirreni alle ore 8:30.
EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO: Scarponcini da escursionismo, abbigliamento escursionistico a strati. Giacca a vento, mantellina antipioggia, cappello, guanti, pranzo a sacco ed acqua (almeno 1,5l). Lampada frontale
DURATA ESCURSIONE: 5 ore soste escluse
DISLIVELLO: 800m circa
LUNGHEZZA: 12Km circa
TIPOLOGIA: A (anello)
ITINERARIO: Da S.Lucia, frazione di Cava de Tirreni, si raggiunge l’ex oasi WWF di Diecimare in località Breccelle. Si percorre un sentiero che passa per l’ex area di ripopolazione dei daini e l’aula nel bosco Si prende un bivio che si inerpica sino ad un pianoro e da li si raggiunge per cresta la cima del monte Caruso (763m) da cui si gode di una vista a 360° sui Lattari, sul Vesuvio, sulla piana di Baronissi e sui Picentini.
L’itinerario proseguirà sulla cresta, ridiscendendo dall’altro lato del Caruso sino alla sella prima del Poggio del Tesoro. Da li imboccherà un sentiero che circumnaviga il Caruso sul versante Nord. Tale sentiero detto lo Sgarrupo (IGM) o Malepasso (locali) è una sentiero erboso e stretto, un pò esposto in alcuni punti, che torna al pianoro ad EST del Caruso.
Tappa successiva sarà la panoramica cresta verso il Varco S.Lucia e quindi la diruta Caserma Forestale. Da qui si prosegue su sentiero nel bosco sino al Varco del Ceraso (720m).
Per tracce di sentiero si ascende al M.Cuculo (815m) dove sosteremo per il pranzo godendo di una splendida vista. Torneremo giù al Varco del Ceraso e raggiungeremo la bella piana di Diecimare coltivata a castagni. Passeremo accanto alla Cisterna Farina, pregevole edificio degli inizi del secolo scorso sino al Varco Diecimare. Il ritorno avviene per comoda sterrata che riconduce al parcheggio.
Fonte: https://www.santaluciacava.it/diecimare.html
LA STORIA Intorno l’’anno Mille i monti del Parco Diecimare appartenevano, grazie alla donazione del Principe Longobardo Gisulfo II, al Monastero della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni e al Comune di Cava de’ Tirreni. Poiché sorgevano lunghe e frequenti controversie su come gestire la comune proprietà, il Regio Consiglio del 23 Marzo del 1580 decretò che i Vescovi si avvalessero del solo diritto di pascolo, mentre ai cittadini di Cava fu concesso l’’uso civico di legnare. Da una perizia dell’epoca risulta che la zona fosse “sassosa dalla parte superiore e dalla parte inferiore coverta di piccoli faggi ed elci”. Nel 1770 circa gli abitanti del Casale di S. Lucia tentarono, dissodando il bosco esistente, di rendere coltivabile la Valle di Diecimare, ma ciò causò alle prime acque uno smottamento del terreno e di conseguenza il Decurionato ordinò l’immediato ripristino della Valle. Quando nel 1866 i beni immobili degli Enti Ecclesiastici furono trasferiti allo Stato, anche Diecimare divenne interamente proprietà Demaniale. Oggi, a causa dello smodato sfruttamento delle risorse naturali, si è inteso salvaguardare una parte dell’area creando un Parco Naturale.
L’AMBIENTE E LA GEOLOGIA Geologicamente, il Parco può essere diviso in due aree: Monte Caruso, di età Giurassica, costituito da calcari pseudoolitici avana e grigi; Forcella della Cava-Poggio Cuculo di età triassica e composta da dolomie e calcari dolomitici. La piana di Diecimare è costituita invece da materiale detritico e piroclastico proveniente dai Campi Flegrei e risalente a circa 36 milioni di anni fa.
LA FLORA Il Parco Diecimare rappresenta un vero e proprio orto botanico naturale. Infatti, troviamo diversi habitat e percorrendo i sentieri del Parco possiamo passare dalla gariga mediterranea alla faggeta mista. Tale condizione è frutto di caratteristiche geomorfologiche e climatiche particolari. Monte Caruso, grazie alla sua esposizione, è ricco di macchia mediterranea e gariga, mentre le zone meno esposte sono dominate dalla boscaglia mediterranea. La macchia è costituita da sempreverdi quali il mirto, il corbezzolo, il leccio, la fillirea, l’olivastro, l’erica, il ginepro e la colorata ginestra.
La macchia è intervallata dalla gariga ed è circondata dalle essenze degli ambienti steppici mediterranei: la briza, l’avena, il finocchio selvatico, la carota selvatica, l’asfodelo bianco, il cisto rosa e quello bianco. Tra la gariga crescono numerose le orchidee selvatiche. Le pendici di Monte Caruso sono popolate da numerose piante aromatiche e medicinali come il timo, la ruta, la lavanda, la borragine e il crescione. I rilievi offrono gli ambienti ideali all’insediarsi del faggio insieme con l’agrifoglio. Troviamo pure il pioppo tremolo, il castagno selvatico, l’acero campestre, l’ontano, il frassino, il carpino e le querce caducifoglie. Nella Piana di Diecimare è possibile osservare un secolare castagneto da frutto.
LA FAUNA Il Parco ospita: il barbagianni, un silenzioso rapace notturno molto utile nelle campagne poiché si nutre di roditori e il cervone un lungo, colorato e innocuo serpente, tra gli uccelli il picchio verde e il corvo imperiale. Di rilevanza regionale è la presenza dello sparviere e della beccaccia. Tra i rapaci diurni abbiamo il gheppio e la poiana. Oltre al barbagianni, i rapaci notturni sono rappresentati dall’’allocco, dalla civetta e dall’’assiolo.
Troviamo, inoltre, il picchio rosso e il rampichino, nonché l’averla piccola e quella capricciosa, numerosi passeriforme come la cinciarella, il codibugnolo e lo scricciolo. Il Parco è frequentato da mammiferi quali la volpe, il riccio, il cinghiale, la donnola, il ghiro e la faina. Tra gli insetti troviamo lo scarabeo rinoceronte, il cerambice della quercia, la mantide religiosa e l’insetto stecco. Le farfalle sono il macaone (simbolo del Parco), la vanessa e il podalirio
L’escursione è riservata esclusivamente ai soci CAI in regola con le quote dell’anno in corso.
I partecipanti intervenendo alla gita sociale, accettano i rischi connessi all’attività e sollevano da qualsiasi responsabilità la Sezione CAI di Castellammare, i Direttori di gita ed i collaboratori per incidenti ed infortuni che dovessero verificarsi
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