Domenica 08 NOVEMBRE 2020
La Chiesa di Pino
da Gragnano per la Valle dei Mulini
(in sostituzione della prevista escursione a Faito)
Difficoltà: E
Direttori di escursione:
Giovanna Lombardo – Raffaele D’Arco
Tf: 3337686127
Appuntamento a Castellammare di Stabia al “Centro Laser”, Viale delle Puglie, alle ore 08.30, con auto propria, oppure a Gragnano, piazza Aubry alle ore 08.45.
EQUIPAGGIAMENTO NECESSARIO: Scarponcini da escursionismo (obbligatori), bastoncini telescopici, abbigliamento escursionistico “a strati”, cappello, occhiali da sole, ricambio completo di abiti, pranzo a sacco, acqua.
DURATA ESCURSIONE: 6 ore circa (soste escluse) per circa 14 chilometri, ad anello.
DISLIVELLO: 300 metri circa in salita e in discesa. Quota massima metri 575.
AVVERTENZE: Il Direttore d’Escursione si riserva di modificare in parte l’itinerario in caso di condizioni meteo avverse o di condizioni del percorso e capacità dei partecipanti tali da impedire la conclusione dell’escursione nei tempi prefissati.
Per la lunghezza e la difficoltà dell’escursione è assolutamente necessario l’uso di attrezzature adeguate (Scarpe in particolare) ed il pagamento dell’assicurazione prevista per i NON soci.
I partecipanti devono obbligatoriamente telefonare al 3337686127 entro il venerdì precedente.
L’escursione è riservata ai soci in regola con le quote 2020. Sulla base del protocollo operativo predisposto dal C.A.I. Centrale, i partecipanti sono invitati a scaricare e a prendere visione del seguente documento:
* Protocollo riavvio dell’attività escursionistica e cicloescursionistica – Note operative partecipanti
I partecipanti dovranno consegnare al Direttore d’escursione il seguente modulo di autodichiarazione debitamente compilato.
* Modello di autodichiarazione per l’attività escursionistica e ciclo escursionistica –
Scarica e compila il documento
SCHEDA DI ESCURSIONE
Il sentiero parte da Piazza Aubry (la “conceria”), percorre interamente la Valle dei Mulini di Gragnano nella quale sono tuttora visibili gli antichi mulini che diedero origine alla rinomata arte bianca, sino alla sorgente della Forma e risale al Borgo di Castello che fu avamposto della Repubblica Amalfitana sulla piana del Sarno e nucleo originario della città di Gragnano. Qui potremo ammirare la millenaria Chiesa dell’Assunta, dichiarata monumento nazionale nel 1927. Alla destra della Chiesa imboccheremo l’antico sentiero che conduce alla Valle del Lavatoio. Poco prima della vallata che ospita il famoso presepe vivente di Pimonte, si prende una deviazione a sinistra che si inerpica su Monte Pino, incontrando, dapprima la diruta Cappella di S. Giacomo e, arrivati alla sommità, i resti del Castello di Pino, altro avamposto amalfitano, con la millenaria Chiesa di Santa Maria del Pino, restaurata di recente.
CENNI STORICI: Pimonte comprende la frazioni Franche e Tralia. Lo stemma delle Franche raffigura un Pino su cui si posano due volatili per rappresentare l’unione, avvenuta nel XV secolo, con il primo nucleo abitativo, il Casale di Pino. Questi sono luoghi abitati sin da tempi remoti dagli Osci, dai Sanniti e poi dai Romani, ma è grazie alla Repubblica Amalfitana che Pino visse secoli di grande prestigio.
Il territorio Amalfitano nel VI secolo si estendeva da Vietri a Positano e comprendeva Scala, Ravello e i casali sparsi di Agerola e Tramonti per giungere ai “Castella Stabiensa” di Pino, Lettere e Gragnano al limite del Ducato di Sorrento con le isole Li Galli e Capri.
Tutti questi Castelli formavano una linea di fortificazione che protesse Amalfi per almeno tre secoli, ma restò efficace anche per le monarchie successive.
Il Castrum Pini è posizionato su di una pianeggiante collina, mentre in tutta la valle, ancora oggi, maestosi pini testimoniano l’origine del nome.
Il Castrum nacque intorno all’anno 940-950 grazie al Doge Mastalo I della Repubblica Amalfitana e permetteva il controllo di tutta la valle e fu un ottimo centro di difesa quando i Longobardi tentarono, ripetutamente, di invadere Amalfi.
Dal Castrum nacque, poi, il borgo, mentre a Lettere e Gragnano, per esempio, i Castra erano già abitati.
L’importanza di questo castello continuò anche dopo la caduta del ducato di Amalfi. Lo stesso Stupor Mundi, Federico II, ne impose la riparazione e il rinforzo. La popolazione di Pino era intorno ai 1000 abitanti.
Attorno al Castello di Pino cominciarono a costruirsi numerose residenze gentilizie in modo che, in caso di pericolo, potessero rifugiarsi tra le solide mura del Castello.
Una di queste famiglie, quella di Pietro D’Angillano, nel 1317, costruì, su una preesistente cappella, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del Pino, un piccolo gioiello di architettura arabo-amalfitana con molti richiami allo stile gotico a tre navate. La Chiesa è stata gravemente danneggiata nei secoli, dal sisma del 1931, dalla Seconda Guerra mondiale e, soprattutto, dal terremoto del 1980.
Sulla sinistra della Chiesa ritroviamo il Campanile a pianta quadrata, con due campane che il Papa Clemente XII definì “mirum in modum sonantes”. Le campane, ora, si trovano nella Parrocchia di S. Nicola alle Franche. C’è una leggenda che narra come la campana più grande fosse impossibile da sollevare sulla torre campanaria. I fedeli erano disperati mentre cercavano di sollevarla e collocarla al suo posto. A quel punto comparve una donna che da sola, in silenzio, abbraccia quell’enorme campana, la solleva come una piuma e la porta sul campanile: era la Madonna!
Fino al 1950, la messa vi si celebrava il lunedì dopo Pasqua.
Tutto attorno sono ancora sparsi i resti delle antiche costruzioni che furono abbandonate a partire dal XIV-XV secol a favore del centro di Pimonte.
Non dimenticare la macchina fotografica. Sarebbe un grave errore di cui avreste modo di pentirvi.
Vi aspetto!
Raffaele D’Arco