Alpinismo Giovanile: 5 Maggio

Alpinismo Giovanile: 5 Maggio

Domenica 5 Maggio

Alpinismo Giovanile

Speleologia alla grotta del Brigante Nardantuono

(Olevano sul Tusciano)

Direttore di escursione: Pio GAETA (3356339741)

Appuntamento a Castellammare di Stabia al Viale Europa (pressi Villa Stabia) alle 8:30 oppure uscita autostradale Battipaglia alle 9:15 con auto proprie.

Ogni non socio deve comunicare cognome, nome e data di nascita e versare la quota di € 7 per l’assicurazione obbligatoria entro il venerdì precedente. I ragazzi possono essere affidati agli Accompagnatori di Alpinismo Giovanile. In quest’ultimo caso, il genitore (ovvero il tutore legale) deve far pervenire il modulo di autorizzazione allegato al numero di fax: 36335 6339741.

Dislivello: 25 m andata e ritorno

Sviluppo: 290 m

Durata: Grotta:ore 3 in grotta – Sentiero accesso: 2 ore A/R

Difficoltà:media difficoltà

Equipaggiamento:casco (fornito dagli accompagnatori); luce personale (preferibilmente portare frontale a led)

Abbigliamento:scarponi da trekking, calzettoni, pantaloni comodi, maglia in pile, giacca o kway, cappellino lana, guanti; necessario il ricambio

Colazione:a sacco Acqua:da portare

RISCHI: I partecipanti intervenendo alla gita sociale, accettano tali rischi e sollevano da qualsiasi responsabilità la Sezione CAI di Castellammare, i Direttori di gita ed i collaboratori per incidenti ed infortuni che si dovessero verificare durante l’escursione.

AVVERTENZA: Il direttore di escursione si riserva di modificare l’itinerario in caso di condizioni meteo avverse o di condizioni del sentiero e capacità dei partecipanti tali da impedire la conclusione dell’escursione nei tempi prefissati.

Breve Descrizione

La grotta si affaccia sulla valle del Fiume Tusciano ed è conosciuta fin dall’antichità in quanto utilizzata come dimora nella preistoria e come sito ecclesiastico nel medio evo, ospita infatti sette cappelle votive di cui una dedicata a San Michele.
Si sviluppa in leggera risalita in direzione E per circa 290 metri, con un dislivello in
salita di circa 25 metri con un andamento sub-orizzontale. Uno stretto passaggio
collega l’ambiente principale con un ambiente secondario, la grotta di Nardantuono, dal nome del brigante che vi trovava rifugio.
La progressione non è complessa, ma rappresenta pur sempre un ambiente ipogeo e quindi non facile.
La Grotta di S. Michele Arcangelo, nota anche come Grotta dell’Angelo, si apre alla quota di circa 615 m slm, sul fianco sinistro della profonda valle incisa del Fiume Tusciano, circa 3 chilometri a nord est di Olevano sul Tusciano (SA). La cavità, ricca di stalattiti e stalagmiti, è larga fino a circa 50 m ed alta anche 40 m sviluppandosi per circa 1000 m lungo le pendici occidentali del M. Raione. Essa comunica, attraverso una fenditura, con la Grotta di Nardantuono, così chiamata dal nome di un brigante.
Il sistema carsico S. Michele – Nardantuono si sviluppa all’interstrato tra dolomie, calcari dolomitici e calcari di età mesozoica, ed è costituito da un ramo principale con direzione est/ovest e da una diramazione secondaria con direzione nord–est/sud–ovest, collegati da uno stretto passaggio. La sua evoluzione è stata
interessata da fenomeni graviclastici che ne hanno determinato l’ampliamento fino a raggiungere le attuali dimensioni. Prova di ciò sono il tipico profilo a “cassetta”, l’andamento suborizzontale, l’elevato stato di concrezionamento, la presenza di numerosi massi di crollo che vanno dal piccolo ciottolo a pacchi di strato di parecchi metri cubi, spesso ricoperti di incrostazioni stalagmitiche, oltre che da guano. L’insieme di tali osservazioni fanno ritenere che la grotta costituisca il relitto di un antico sistema carsico, dislocato a varie quote dagli eventi tettonici surrettivi, di un ciclo morfogenetico sviluppatosi nel corso del Pliocene mediosup.
e del Pleistocene inferiore e ormai allo stato fossile.
Molto probabilmente la parte attualmente esplorabile è solo una piccola porzione di un sistema carsico più sviluppato, che si protrae nel massiccio e che non è praticabile, per la presenza di stretti cunicoli e ostruzioni createsi per i crolli della volta e per le ripetute fasi di concrezionamento. Infatti, nel tratto finale la grotta subisce una brusca variazione di direzione e termina in corrispondenza di un cono detritico parzialmente cementato il cui apice si congiunge alla volta, lasciando aperto uno stretto cunicolo dal quale proviene una forte corrente d’aria che lascia intuire una sua prosecuzione. Disostruito il passaggio per oltre 25 m, i ricercatori vi hanno ritrovato numerosi cocci ceramici appiattiti e chiaramente elaborati dall’acqua, alcuni resti di tronchi carbonizzati e scheletri di animali.
Questo complesso carsico, in effetti, riveste un indubbio interesse preistorico, archeologico e storico. Nella Grotta di S. Michele, inoltre, vi sono sette cappelle e quella centrale, dedicata a S. Michele, è adorna, negli absidi e sulle pareti della navata, di interessanti affreschi raffiguranti il ciclo Cristologico e Petriano risalenti
all’VIII-XI, con chiari influssi della pittura bizantina del Medio Oriente. La Grotta di S. Michele viene anche citata in numerosi documenti storici, a partire dal VII secolo, che attestano l’importanza del potere religioso gestito nella cavità. Addirittura in una relazione del 1614 depositata presso l’Archivio Diocesano di Salerno, si attesta di una visita del Papa Gregorio VII. Ancora oggi nella grotta l’8 maggio vi si celebra una festa caratteristica, con la statua del Santo prelevata e portata in lunga processione attraverso le frazioni al suono di pifferi e tamburi, tra fuochi artificiali.
Le campagne di scavo condotte nella Grotta di Nardantuono, infine, hanno rivelato la presenza di industrie e manufatti attestanti un costante insediamento della civiltà appenninica dall’Eneolitico sino alla metà dell’età del Ferro.

Integralmente da “Atlante delle Grotte della Campania” – Federazione Speleologica Campana

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